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Tecniche antiche: Commesso Fiorentino

Il Commesso Fiorentino, o mosaico fiorentino, è una tecnica decorativa che spesso viene confusa con il mosaico romano dalla quale trae origine, e veniva usata per realizzare quadri, decorare mobili come tavoli e cassettiere o per rivestimenti parietali.
La parola “commesso” deriva dal verbo latino “committere”, ovvero “mettere insieme/unire”. Si tratta di un tipo di mosaico che permette di realizzare composizioni estremamente raffinate e dettagliate.
La differenza sostanziale sta nel taglio dei tasselli: mentre nel mosaico i tasselli sono di forma geometrica (generalmente quadrati), la quale permette una limitata resa dei dettagli e delle sfumature, nel commesso fiorentino le pietre vengono scelte in base al disegno, sagomate con precisione e accostate in modo da adattarsi al design e creare immagini molto realistiche.
I “commettitori”, erano artigiani abilissimi ed estremamente esperti nel riconoscere le potenzialità pittoriche delle pietre e utilizzare le loro naturali cromie per arrivare ad esiti di grande realismo pittorico.
Non sorprende dunque che questa tecnica fu scelta per decorare la sfarzosa Cappella dei Principi, il mausoleo dei Granduchi di Toscana e delle loro famiglie nella basilica di San Lorenzo.
La Cappella, ideata da Cosimo I de' Medici, fu realizzata successivamente grazie al Granduca Ferdinando I, il quale riunì le varie officine specializzate nella lavorazione delle pietre dure sotto il nome di Galleria dei Lavori nel 1588, nota in seguito come Opificio delle Pietre Dure, primo caso in Europa di manifattura artistica al servizio di una famiglia regnante, la famiglia dei Medici.
Fu proprio la realizzazione della Cappella dei Principi il primo progetto dell’Opificio delle Pietre dure, opera talmente grandiosa che ci sono voluti centinaia di anni per finirla. Letteralmente. La pavimentazione è stata completata solo nel 1962!



Esempio di mosaico romano a sinistra e di commesso fiorentino a destra.


Per realizzare opere con la tecnica del commesso fiorentino, viene innanzitutto realizzato un disegno preparatorio in base al quale verranno scelte le pietre da usare e il taglio da praticarvi. Marmi, graniti colorati, porfido, lapislazzuli, madreperle e altri materiali adatti vengono scelti accuratamente secondo criteri estetici e funzionali all’opera, dopodiché vengono tagliati seguendo le linee del disegno preparatorio. Il taglio si effettua con un archetto di legno di castagno, un ramoscello incurvato che tende un filo metallico. Si muove questo filo avanti e indietro aiutando il taglio con una mistura di acqua e polvere abrasiva. I tasselli così preparati, vengono poi incastrati tra loro come un puzzle e incollati al supporto. Si procede infine con la lucidatura.
A tutt’oggi quest’antica arte viene tramandata grazie al lavoro dell’Opificio delle Pietre Dure e di alcune antiche botteghe rimaste in città. In queste botteghe il taglio delle pietre viene fatto ancora in modo manuale con l’archetto, mentre nei laboratori di restauro dell’Opificio fiorentino si usano anche le seghe elettriche. A parte questo, questa antica tecnica è rimasta pressoché invariata dopo tutti questi secoli e rimane un vanto e orgoglio tutto fiorentino.

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